Febbre West Nile: elevato il numero di casi in Italia e in Europa

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zanzara West Nile virus

 

E’ una malattia infettiva trasmessa all’uomo e agli animali, attraverso la puntura di zanzare infette del genere Culex

Il West Nile virus appartiene alla famiglia dei Flaviviridae, ed è stato isolato per la prima volta nel 1937 in Uganda, appunto nel distretto West Nile, da cui prende il nome. Da allora sono state segnalate epidemie di malattia in numerosi Paesi dell’Africa settentrionale e del Medio Oriente e recentemente anche in alcuni Paesi europei e negli Stati Uniti.

Viene trasmessa, attraverso la puntura di zanzare infette (più frequentemente del tipo Culex), all’uomo e agli animali, generalmente equini ed uccelli, ma in alcuni casi anche cani, gatti, conigli, ma non si trasmette da persona a persona. Nei serbatoi di infezione, uccelli migratori e animali domestici, il virus può persistere da alcuni giorni a qualche mese.

Altri mezzi di infezione documentati, anche se più rari, sono trapianti di organi, trasfusioni di sangue e trasmissione madre-feto in gravidanza.

La diffusione della malattia tra gli equini è più frequente e le manifestazioni cliniche sono di tipo encefalomielitico; recentemente sono stati segnalati focolai in Marocco (1996), USA (1999-2001), Francia (2000).
In Italia la malattia West Nile negli equini è stata identificata per la prima volta nel 1998, nella zona umida denominata Padule di Fucecchio, in Toscana, in un focolaio che ha provocato la morte di sei cavalli nel periodo compreso fra agosto e ottobre.

Le zanzare che possono trasmettere il virus appartengono al genere Culex (C. univittatus, C. modestus, C. pipiens, C. restuans) mentre, come serbatoio di infezione sono state identificate oltre 70 specie di uccelli, per lo più passeriformi e corvidi.

La maggior parte delle infezioni decorre in modo del tutto inapparente, tuttavia le infezioni sintomatiche possono manifestarsi in forma simil-influenzale con febbre, cefalea, dolori muscolari ed articolari, raramente accompagnati da rash cutaneo.
Nelle persone anziane, nei bambini molto piccoli e nelle persone con alterazioni del sistema immunitario, sono possibili manifestazioni più gravi, quali meningite ed encefalite.

La letalità della malattia, nelle forme di tipo meningo-encefalitico, può variare tra il 3% ed il 15%.

Dopo l’infezione si sviluppa l’immunità, che generalmente dura per tutta la vita.

A causa dell’assoluta asintomaticità, la diagnosi di infezione da virus West Nile viene effettuata esclusivamente attraverso test di laboratorio (riscontro di anticorpi delle classi IgM o IgG).

Nella maggior parte dei casi, i sintomi scompaiono da soli dopo qualche giorno o possono protrarsi per qualche settimana.

Nei casi più gravi è invece necessario il ricovero in ospedale, dove i trattamenti somministrati comprendono fluidi intravenosi e respirazione assistita, anche se non esiste una terapia specifica.

I metodi di controllo dei vettori comprendono sia misure di profilassi comportamentale, per la riduzione del rischio di esposizione alla puntura di insetti, sia misure di controllo ambientale della popolazione di zanzare con:

  • periodici interventi di disinfestazione
  • eliminazione, soprattutto in prossimità delle abitazioni, delle raccolte d’acqua che possono essere sfruttate dalle zanzare per la riproduzione
  • applicazione di zanzariere e altri mezzi protettivi alle finestre delle abitazioni.

Per intensificare le attività di sorveglianza e risposta, il Ministero della Salute ha emanato varie circolari. L’ultima è la Circolare del 27 giugno 2018.

 

Piano di sorveglianza e risposta ai virus West Nile e Usutu – 2018.

Gli obiettivi della sorveglianza integrata sono:

  • individuare il più precocemente possibile la circolazione virale sul territorio nazionale attraverso programmi di sorveglianza mirata riguardanti gli equidi, gli uccelli appartenenti a specie bersaglio e gli insetti vettori, per permettere una rapida valutazione del rischio finalizzata all’adozione di adeguate misure preventive in sanità pubblica
  • attuare in maniera tempestiva, efficace e coordinata le misure preventive necessarie per ridurre il rischio di trasmissione dell’infezione all’uomo, tramite un efficiente scambio di informazioni tra tutti gli Enti interessati
  • prevenire il rischio di trasmissione della malattia agli esseri umani sia attraverso le donazioni di sangue, emocomponenti, organi o tessuti, sia attraverso le zanzare, con particolare attenzione durante il loro periodo di maggiore attività vettoriale
  • governare in maniera coordinata le eventuali emergenze epidemiche.

Il piano si avvale della:

  • sorveglianza su uccelli stanziali appartenenti a specie bersaglio. È possibile, in alternativa attuare la sorveglianza su allevamenti avicoli rurali o all’aperto o tramite l’allestimento di gruppi di polli/galline sentinella
  • sorveglianza clinica e sierologica negli equidi
  • sorveglianza entomologica
  • sorveglianza su carcasse di uccelli selvatici
  • sorveglianza dei casi umani.

Le modalità di attuazione della sorveglianza differiscono a seconda della situazione epidemiologica locale. Le aree oggetto del piano sono individuate sulla base delle evidenze epidemiologiche relative al WNV riferite agli anni precedenti, nonché sulla base di informazioni epidemiologiche/ecologiche/ambientali.

Il 16 giugno si è verificato il primo caso umano di infezione confermata nel nostro Paese e, al 5 settembre 2018, sono stati segnalati 365 casi confermati di infezione (sia sintomatici che asintomatici) in Provincie endemiche del Veneto, dell’Emilia-Romagna, della Lombardia, del Piemonte, del Friuli Venezia Giulia e della Sardegna.

In particolare sono stati segnalati 148 casi con manifestazioni di tipo neuro invasivo (Wnnd) di cui 19 decessi, 169 casi di febbre (Wnf) e 48 casi in donatori di sangue asintomatici.

Questo è quanto risulta dalle attività della sorveglianza integrata e dai dati pubblicati nel bollettino periodico, prodotto dal Dipartimento malattie infettive dell’Iss in collaborazione con il Centro studi malattie esotiche (Cesme) dell’Izs Teramo.

 

Seguito della circolare n.  19420 del  27/06/2018 con la quale è stato diramato il  Piano nazionale  integrato di sorveglianza e risposta ai virus West Nile e Usutu  – 2018 .

Quest’anno si è assistito ad un inizio precoce della circolazione virale, con il primo pool di zanzare  Culex risultato positivo  per virus West Nile. Rispetto agli anni precedenti, anche il numero di  casi sinora notificato risulta aumentato. Si richiama pertanto l’applicazione di tutte le misure di prevenzione, sorveglianza e controllo  previste dal Piano.

In particolare, dovranno essere messi in opera gli interventi diretti alla riduzione del rischio di  diffusione,  fra cui:

  • azioni di controllo dei vettori secondo quanto riportato nell’allegato 4 del Piano;
  • azioni di informazione della popolazione, per prevenire le punture di zanzare;
  • corretta gestione del territorio con azioni di  risanamento ambientale, per eliminare i siti in cui  le zanzare si riproducono e ridurne la densità, sia in aree pubbliche che private. Relativamente a quest’ultimo punto, si ricorda che  le zanzare  Culex vivono  sia in ambiente  rurale che  in ambiente urbano, hanno abitudini spiccatamente crepuscolari,  mentre soggiornano  nelle ore diurne  in zone riparate e fresche, rifuggendo l’insolazione diretta.

In estate si possono avere numerose  generazioni di  Culex, in quanto il ciclo biologico si completa più velocemente, in meno di due  settimane. I focolai più comuni  possono essere di vario tipo, ad esempio:  acquitrini, canalizzazioni a cielo  aperto, bacini perenni e per l’approvvigionamento idrico degli orti urbani, risaie,  cisterne, depuratori,  vasche e fontane ornamentali soprattutto laddove le acque sono ferme e contengono detriti vegetali  (che forniscono nutrimento e riparo alle forme larvali),  tombini  e pozzetti stradali  che raccolgono le  acque di superficie,  grondaie con pendenze non  corrette,  cantine allagate, ed anche piccole raccolte  di acqua temporanee, come ad esempio in barattoli vuoti,  sottovasi e contenitori senza coperchio.

Si richiama l’attenzione sulla necessità di procedere, in collaborazione con le Autorità competenti, a  seconda delle realtà locali, agli interventi  di risanamento ambientale, che possono comprendere, fra  l’altro: manutenzione delle aree verdi pubbliche; pulizia delle aree abbandonate; eliminazione dei  rifiuti per evitare la presenza di contenitori, anche di piccole dimensioni, contenenti acqua; drenaggio; canalizzazione; asportazione o chiusura di recipienti; Tali attività saranno affiancate dalla sensibilizzazione della popolazione, anche con interventi porta a porta, per eliminare i siti di  riproduzione delle zanzare nelle aree private. Si prega di voler dare la massima diffusione alla presente nota circolare ai servizi ed ai soggetti  interessati.

 

Sorveglianza sierologica a campione sui sieri di altre specie animali

Al  fine di completare le informazioni epidemiologiche  rappresentative per tutto il territorio di competenza, le Regioni possono effettuare, previa formalizzazione al  Ministero e  in accordo con il  CESME, un monitoraggio sierologico a campione:

  • sui sieri di bovini, ovini e caprini prelevati come sentinelle nell’ambito del piano di sorveglianza sierologica della bluetongue. Tali campioni sono selezionati casualmente dal personale degli IZS competenti per territorio e successivamente esaminati  mediante metodica ELISA oppure
  • su altre specie animali (ad es. cani).

Per ogni specie prelevata deve essere compilata una scheda W04 di accompagnamento da inviare  al l’IZS  competente per territorio che provvederà ad effettuare la prova di ELISA. In caso di positività i campioni (siero  positivo) devono essere inviati al CESME  al più presto (entro e non oltre 2 giorni lavorativi). Il CESME effettua gli  esami di conferma entro  7 giorni lavorativi dal ricevimento del campione. Il CESME trasmette il rapporto di prova  all’IZS , alla Regione territorialmente competente e, in caso di positività, ai competenti uffici del Ministero della  Salute.

Raccomandazioni generali alla popolazione per la prevenzione delle punture di  insetti

Per ridurre il rischio di trasmissione d i WNV e USUV , la misura preventiva più efficace è quella di evitare la  puntura di zanzare. In particolare l’approccio alla prevenzione è influenzato dal livello di concentrazione dei  vettori e, quindi, in alcuni casi, può essere necessario adottare più misure di prevenzione, quali:

  • all’aperto, utilizzare con moderazione repellenti cutanei per uso topico; è necessario, comunque,  attenersi scrupolosamente alle norme indicate sui foglietti illustrativi dei prodotti repellenti, non utilizzarli  sulle mucose o su regioni cutanee  in presenza di lesioni e porre particolare attenzione al loro impiego  sui bambini e donne in gravidanza e in allattamento;
  • all’aperto, dal crepuscolo in poi, indossare indumenti di colore chiaro che coprano la maggior parte del corpo (camicie a maniche lunghe, pantaloni o gonne lunghi  e calze);
  • alloggiar e in stanze dotate di impianto di condizionamento d’aria o, in mancanza di questo, di zanzariere alle finestre ed alle porte d’ingresso avendo cura di controllare che queste siano integre e ben chiuse;
  • nel solo caso di presenza di zanzare in ambienti interni, utilizzare spray a base di piretro o altri insetticidi per uso domestico, oppure utilizzare diffusori di insetticida elettrici, areando bene i locali prima di soggiornarvi.

 

Lotta agli insetti vettori

Il vettore principale di WNV e USUV, la zanzara  Culex pipiens,  è molto comune e ubiquitario in Italia ed ha un  ciclo biologico di  15 – 20 gg in estate.

È una specie ad attività crepuscolare/notturna, che punge sia all’aperto che  all’interno dei locali, dove poi riposa e digerisce il pasto di sangue.

Il  controllo della specie segue schemi diversi,  a seconda che l’intervento  sia condotto nell’ambito delle attività di prevenzione o in caso di emergenza, sia in  centri abitati che in aree rurali. Gli interventi di prevenzione sono basati sulla ricerca e rimozione dei focolai di sviluppo delle larve, sulla bonifica  ambientale e sull’uso di prodotti larvicidi nei focolai non rimovibili o bonificabili.

In linea di massima l’intervento in  ambiente urbano può seguire lo schema generale da sempre utilizzato per il controllo di questa specie indigena  e ubiquitaria nel nostro paese (larvicidi, e ove richiesto, adulticidi abbattenti), mentre in aree rurali, l’intervento  deve essere volto contro le forme larvali della specie.

In presenza di circolazione virale (quindi in situazione di emergenza), devono essere condotti interventi adulticidi  che prevedano prodotti insetticidi ad azione residua.

Come noto,  Cx. pipiens non si infetta pungendo un essere  umano o un cavallo portatori del virus, mentre può trasmettere loro il patogeno dopo averlo acquisito da un uccello, serbatoio naturale, che sviluppa un livello di viremia più elevato e di durata maggiore.

Ne consegue che  lo scopo principale degli interventi di controllo con insetticidi,  in presenza di casi umani, è di ridurre  rapidamente  e drasticamente la densità della popolazione del vettore già presente, e quindi la percentuale di zanzare già infette o che potrebbero infettarsi su uccelli viremici presenti nell’area, mediante l’uso  in primis di adulticidi. Per impedire poi l ’ulteriore sfarfallamento di nuove generazioni di zanzare, ancora non infette (infatti per il momento la trasmissione verticale del virus dalla femmina infetta alla progenie non è considerata una via frequente di diffusione in natura) dovranno comunque essere effettuati interventi larvicidi. I protocolli da seguire per il controllo di  Cx. pipiens variano a seconda dall’entità del rischio che si può configurare in una certa  area. Infatti la presenza ubiquitaria della specie a quote  inferiori ai  600 m s.l.m. e la densità elevata che questa zanzara può raggiungere, insieme al possibile verificarsi  di casi di malattia da WNV e USUV, delineano scenari con livelli di rischio diversi. Le  modalità e i tempi di  intervento in questi scenari variano in modo sostanziale rispetto agli interventi di routine  poiché sono mirati, come già detto, a raggiungere la drastica e rapida riduzione della densità della popolazione locale del vettore, potenzialmente infetta. Le Regioni e le PP.AA. possono modificare i protocolli operativi in base ad evidenze scientifiche e tenendo conto  dei risultati ottenuti precedentemente, dandone comunicazione al Ministero della Salute, all’ISS e al CESME.

la Redazione

 

Linkografia:

Bollettino WND_ N. 10 5.9.2018

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