Don Fortunato Di Noto, un missionario nelle favelas tecnologiche del web.

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Don Fortunato Di Noto.

Una vita da pioniere nella lotta al grooming e alla pedofilia online

Nel 1986 ha fondato l’associazione Meter, una onlus che si batte per i diritti dei bambini e per impedirne qualsiasi forma di sfruttamento, compreso il più turpe per fini sessuali. Don Fortunato Di Noto, sacerdote siciliano, da quasi vent’anni parroco ad Avola (SR), è ormai una figura di riferimento non solo a livello nazionale per quanti ogni giorno cercano di sanare la piaga degli abusi sui più piccoli. Già nel 1997, un anno prima che fosse approvata la legge n. 269 (“Norme contro lo sfruttamento della prostituzione, della pornografia, del turismo sessuale in danno di minori, quali nuovi forme di riduzione in schiavitù”), questo prete del Sud Italia si era presentato al Parlamento Italiano ed era riuscito a far approvare la prima mozione al mondo contro la pedofilia. Una mozione che portava il suo nome. Da allora, e sempre in qualche modo su sollecitazione di Meter, sono seguite altre leggi in materia: da quella n. 38 del 6 febbraio 2006 (“Disposizioni in materia di lotta contro lo sfruttamento sessuale dei bambini e la pedopornografia anche a mezzo Internet”) alla Convenzione di Lanzarote dell’ottobre 1997 ma ratificata in Italia solo nel 2012 con la legge n. 172. Un percorso che lo stesso Don Fortunato, che ci ha concesso l’intervista che segue, ha definito “importante, pioneristico e che ha portato oggi ad un’attenzione maggiore nei riguardi del fenomeno”.

Don Fortunato, che cos’è la pedo-pornografia oggi? Sappiamo che Meter si occupa in particolare anche di quella on line…

“Sì, ce ne occupiamo. Dobbiamo essere onesti, siamo stati i primi in Italia e in Europa, più di vent’anni fa, ad aver individuato per la prima volta le prime immagini pedo-pornografiche. Personalmente, la mia prima navigazione on line è avvenuta nel 1986-87, quindi quando ancora il web non era conosciuto da questo punto di vista. Proprio in quegli anni, accorgendomi di alcune immagini, fotografie, bambini in tenerissima età coinvolti in questo turpe abuso, è scattata in me, essendo sacerdote, l’idea di far diventare Internet una terra di missione. Avevo infatti intuito quelle che io definisco ‘favelas tecnologiche’, le periferie del web, dove accadeva quello che accadeva nel mondo reale in un certo qual senso. Da lì è diventata una vera e propria missione di attenzione e anche di denuncia. Le prime denunce in Europa e nel mondo provengono infatti da questo prete del Sud con la sua associazione che nasce in parrocchia e che ha fatto la storia. Non è un vanto per carità, me ne guarderei, non è una questione di dire che siamo i primi o i secondi. È però una storia riconosciuta da tanti, da tutti, anche dalle istituzioni. Dico questo per capire un po’ le logiche che stanno dietro alla nostra Associazione perché la pedo-pornografia sembra un fatto prettamente fotografico, virtuale, invece ha automaticamente conseguenze reali perché si tratta di fatti già avvenuti. Oltre a questo, la pedo-pornografia è, appunto, una produzione di materiale coinvolgente i bambini, minori di 12 anni quando si parla di pedo-pornografia. Il pedofilo, anche on line, in effetti cerca, a volte produce, distribuisce, compra, fotografie e video dove sono coinvolti bambini di quell’età in atti sessuali, espliciti o non espliciti. La volontà di estendere il concetto di pornografia ai minori di 18 anni si inserisce in un discorso di normative che regolano questo fenomeno. Aggiungo, perché non se ne parla mai, che c’è anche la infantofilia, cioè la produzione di materiale riguardante i bambini da 0 a 2 anni. L’abbiamo scoperta nel lontano 1995 ed è diventata oggetto di studio per la perversione e devastazione che la connaturano”.

Pedofilia e new media: qual è il ruolo dei social network nel mercato della pedo-pornografia?

“Preciso un fatto: Internet non è affatto dove vive il demonio o il malaffare, ahimé se ne nutre perché sono gli uomini a crealo. Bisogna però tener conto che già oggi Internet non è più quel che vediamo, ma esiste il sommerso, il deep web, uno dei più tragici spazi invisibili a cui si ha accesso mediante l’utilizzo di software di sistemi particolari e dove, è vero, il grande malaffare, la criminalità, la pedo-pornografia, la pedo-criminalità, e tutto il resto, compresa anche ciò che riguarda la criminalità organizzata, ha trovato il più grande spazio quasi incontrollabile, per non dire incontrollabile, dove è possibile fare tutto. Dobbiamo capire che c’è un mondo parallelo, che è stato costruito e che Internet favorisce. Un mondo in cui si fa tutto e di più, anche cose positive, me ne guarderei, perché Internet è un grande strumento di comunicazione, un luogo dove poter vivere la socializzazione, le comunicazioni. Negli ultimi 10 anni i social network hanno modificato letteralmente non solo le relazioni, ma soprattutto la possibilità che moltissimi minori hanno di poterne usufruire, a volte non consapevoli di quello che stanno facendo. Tanto per dare un’idea, una logica all’interno del mio discorso: noi sappiamo che ad esempio il più importante social network, Facebook, non può assolutamente far sì che un minore al di sotto dei 13 anni possa iscriversi. Un minore compie un atto illegale se altera la propria età, ma sappiamo benissimo che, cambiando l’età, cambia anche l’identità di fronte al mondo, cioè a miliardi di persone che usufruiscono del servizio. In situazioni del genere si verificano i cosiddetti adescamenti, il grooming, situazioni difficili da poter gestire. La fortuna sta nel fatto che Meter, compiendo incontri a tappeto nelle scuole, crea una formazione e dalla formazione dei ragazzi, dei bambini (12, 11, 10 anni), riusciamo ad innestare un po’ di vigilanza, prudenza, attenzione ed intelligenza nel giudizio sui social network. Certamente il mondo di oggi è cambiato molto. Sono cambiate le relazioni, ma anche la percezione che ognuno ha di sé. Si tende a pensare che il virtuale non abbia incidenza sulla vita reale. Al contrario ha una grande incidenza, perché il virtuale è reale”.

Sweetie l’avatar che ha ingannato decina di migliaia di pedofili

Il suo visino appariva anonimo, pulito ed innocente, eppure Sweetie ha saputo ingannare decine di migliaia di persone in tutto il mondo che l’avevano contattata per dare libero sfogo alle proprie perversioni sessuali. Pedofili che sono caduti nella sua “rete”. Il termine è quanto mai appropriato. Sweetie è infatti il nome di una bambina-avatar virtuale realizzata con tecniche 3D, dall’aspetto di una piccola filippina di circa 10 anni di età, utilizzata dall’organizzazione non governativa olandese Terres des Hommes per cercare di contrastare il fenomeno dei predatori sessuali tramite webcam (il c.d. “Webcam Child Sex Tourism” – in sigla WCST). In neanche tre mesi i pedofili individuati grazie a questo stratagemma sono stati ventimila. Più di mille quelli identificati e segnalati alle autorità di polizia dei 71 paesi di residenza. La bambina digitale esca è stata inserita in varie chat e le registrazioni video delle conversazioni incriminanti, insieme con altro materiale (foto, nominativi, indirizzi, numeri di telefono), sono state consegnate all’Interpol che ha poi provveduto a smistare le informazioni negli stati di pertinenza.

L'avatar Sweetie .

L’avatar Sweetie .

I casi di prostituzione minorile su Internet sono drammaticamente in aumento così come il già citato WCST che si sta diffondendo capillarmente soprattutto nelle Filippine e in quei paesi del sud-est asiatico dove oggi si assiste ad un boom di connessioni on line. Lo sottolinea il corposo rapporto pubblicato da Terres des Hommes che cerca di inquadrare e far conoscere quanto più globalmente possibile il fenomeno. Una piaga a fronte della quale la giustizia deve – e può – ancora far molto. Si pensi infatti che negli ultimi anni gli arresti legati al WCST sono stati solo sei a livello mondiale. Al contrario Internet è diventata sempre più una risorsa “democratica”, accessibile a tutti, e non solo da casa in virtù di ausili tecnologici come tablet e smartphone. L’FBI (Federal Bureau of Investigation) statunitense stima che siano 40.000 le chat pubbliche nelle quali i pedofili sono molti attivi. Ancor più allarmante è la stima dell’ONU (Organizzazione delle Nazioni Unite) per cui in Rete si muovono costantemente 750.000 pedofili. Terres des Hommes, in collaborazione con Avaaz.org, ha lanciato una petizione on line per spingere i governi ad adottare metodi di investigazione proattivi per proteggere i minori di tutto il pianeta da questa turpe forma di commercio sessuale. È partita nello scorso mese di novembre. Per aderirvi occorre andare sul portale di Avaaz oppure all’indirizzo di Youtube riportato in calce, dove è anche possibile accedere ad un breve documentario esplicativo sul progetto Sweetie. (O.E.M.)

Linkografia:

 www.terresdeshommes.nl

www.youtube.com/sweetie

Quali sono le diverse modalità di adescamento?

Dai 14 in su accade che c’è una sovraesposizione di sé, e quindi dell’immagine. Sappiamo benissimo che il fenomeno del sexting, cioè l’immissione di testi, foto e video con atteggiamenti ammiccanti, provocanti, favorisce automaticamente la fantasia erotica di alcuni adulti tra virgolette malati che vogliono in un certo senso adescare soggetti di minore età. Dall’altra parte c’è però il fatto che io immetto una foto, anche in una certa maniera, liberamente sul web – sto parlando sempre dei ragazzi dai 14 in su – senza percepire che quella foto rimarrà automaticamente sempre in Rete. Anche se io penso di averla cancellata, di per sé non lo è. Chi ha letto il contratto di Facebook, ma anche degli altri social network, contratti che sottoscriviamo senza averli letti, sa che, senza saperlo, noi consegniamo la nostra vita, libertà, immagine, a società che sono di fatto società commerciali. Cioè, in fondo, senza rendermene conto, io la mia vita l’ho venduta. Il business dell’intimo, dell’intimità di una persona inconsapevolmente io lo do a queste società che poi possono farne quel che ne vogliono. Il rischio è grande perché tutto ciò che immetto diventa manipolabile da tutte le sopraccitate società. Per i ragazzi più grandi il pericolo maggiore è rappresentato evidentemente dal sexting, ed eventualmente, per la loro fragilità di relazione, anche dalla possibilità di essere manipolati. I più piccoli, a maggior ragione, entrano nella trappola emotiva. Oggi non solo i ragazzi, ma anche gli adulti, vivono solitudini profonde, fragilità emotive, relazionali. Si confondono ormai gli amori con le emozioni, le emozioni istantanee, temporanee. E’ tutto un complesso di situazioni che ahimé Internet ha estremamente amplificato, ma ciò non significa che non bisogna utilizzarlo con intelligenza e con prudenza”.

BREVE SCHEDA BIOGRAFICA di Don Noto

Don Fortunato Di Noto nasce ad Avola (Siracusa) il 18 febbraio 1963. Nel settembre del 1984 entra in Seminario, nella diocesi di Noto ed inizia gli studi filosofici e teologici presso la facoltà teologica «S. Paolo» di Catania. Prosegue, poi, la sua formazione presso l’«Università Pontificia Gregoriana», conseguendo la licenza in «Storia della chiesa». Il 3 settembre 1991 viene ordinato sacerdote. Dal 1995 è parroco della parrocchia Madonna del Carmine di Avola.
Insegna in diversi istituti siciliani e, dal 1991, è professore ordinario di storia della chiesa alla Pontificia Università Teologica di Santa Croce di Roma, sede periferica di Noto. Insegna nella Scuola Superiore di Specializzazione in Bioetica e Sessuologia, presso la facoltà Teologica S. Tommaso di Messina.

In ambito di tutela dei minori e di lotta alla pedofilia, fondatore dell’associazione Meter. E’ stato consulente tecnico in varie procure italiane per delicate indagini sul fronte della criminalità pedopornografica e dello sfruttamento sessuale dei bambini.

A livello istituzionale ha rivestito e riveste tutt’oggi importanti incarichi presso l’Osservatorio nazionale contro la pedofilia, alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e presso l’Osservatorio nazionale dell’infanzia e dell’adolescenza; dal 2002, è stato consulente del ministero delle Comunicazioni per le politiche dell’infanzia ed ha elaborato il “Codice di Autoregolamentazione Internet@Minori”, partecipando al Comitato di garanzia e tutela Internet@Minori che fa capo a tale ministero; è stato membro del comitato scientifico «Ciclope» della presidenza del consiglio dei ministri e dal 2004, è altresì membro del comitato scientifico della Polizia Postale e delle Comunicazioni, contro il fenomeno della pedofilia e della pedopornografia; fa parte del comitato scientifico dell’ICAA (International Crime Analysis Association) e del Copercom (Coordinamento per le comunicazioni, della Conferenza Episcopale Italiana).

In 21 anni di impegno a tutela dell’infanzia è stato relatore in circa 2.400 convegni, seminari e incontri come esperto nelle problematiche dell’infanzia e sulla pedofilia. I suoi studi sono riconosciuti a livello internazionale da meritare anche servizi di approfondimento nelle riviste scientifiche e giornalistiche.

Numerosi sono i riconoscimenti nazionali ed internazionali che sono stati consegnati a don Di Noto, fra cui l’alta onorificenza di «Cavaliere della repubblica italiana» per l’impegno profuso nei confronti dell’infanzia. Al suo attivo ha numerosi articoli e saggi in riviste nazionali e internazionali sul tema dello sfruttamento sessuale dei minori, è inoltre autore di importanti testi.

Premi e Riconoscimenti

2011

Cittadinanza Onoraria di Firenze

2010

XVII Edizione del Premio Sicilia “CASA DI METER

Targa Di Riconoscimento ANSSAIF

Croce Templare al Merito da Confraternita Internazionale Cristiana di Volontariato dell’Ordine dei Cavalieri Templari Cristi

2009

Premio Sicilia “Casa di Meter” presso Fiera del Sud Siracusa;

Riconoscimento conferito da Wip Japan coì (Giappone) a don Fortunato Di Noto

> Premio Paoline Comunicazione e Cultura 2009 presso l’aula Pio XI della —-Pontificia Università Lateranense – Città del Vaticano.

Premio “Vincenzo Reale” – V Edizione, presso la Casa della Speranza – Agrigento

2008

Premio Nazionale don Franco Cavallo – Gela.

2007

> Premio Siciliano “Il Positivo”: modello di volontariato e impegno sociale – Catania

> Encomio Amministrazione Città – Avola (SR)

> Premio Internazionale “Padre Pino Puglisi” – Palermo;

> Premio Nazionale “Giudice Rosario Livatino” pro Bono Veritatis – Messina;

> Premio Internazionale Grappolo d’oro – Mazzarone;

> Premio sui Diritti Umani e civili – Acicatena

Se una famiglia sospetta che il proprio figlio o la propria figlia si “offre” in Rete, che cosa può fare per dare loro un supporto?

“Mi vengono in mente due cose. Innanzitutto che i genitori permettono automaticamente, ma anche con le nuove forme di tecnologia dei tablet e degli smartphone, di avere degli sconosciuti a casa propria senza rendersene conto. Io infatti potrei chiedere ‘i 1500 amici che uno tra virgolette ha tra i propri contatti sui social network, li conosce veramente tutti?’. Se è vero come è vero – mi avvalgo del mio essere sacerdote e della scrittura – che ‘chi trova un amico trova un tesoro’, figuriamoci se io penso di averne 1500! Vorrei capire se sono tutti tali. La logica dell’amicizia, a volte, è più avere dentro la mia vita sconosciuti che non amici. I nostri genitori non hanno la percezione del rischio e della grande potenza comunicativa che uno ha in mano, in tasca, o anche a casa, e di conseguenza, a volte, fanno fatica. Però quando accade che c’è un rapporto di fiducia e di lealtà tra genitori e figli, automaticamente i figli, se si trovano in difficoltà, trovano la loro interfaccia principale nei genitori. Il problema è che oggi abbiamo tanti bambini orfani con genitori vivi! E’ un problema gravissimo perché, se anche i genitori partecipano o vogliono con-partecipare alla vita privata dei loro figli, a volte sperimentano non solo un gap di visione generazionale, ma anche di fiducia, che aumentano le difficoltà. Una volta però che i genitori si accorgono che c’è un problema, basta una segnalazione, anche all’Associazione Meter o alla Polizia Postale. Io credo che quando ci sono problematiche non bisogna mai avere paura di segnalare o denunciare i fatti”.

Oltre a voi, in Italia quali sono le associazioni più importanti che si occupano del recupero delle vittime di casi di pedofilia?

“In Italia ci sono tante associazioni a tutela dell’infanzia, più o meno conosciute, più o meno radicate nel territorio. Le collaborazioni nascono nella misura in cui c’è l’umiltà di volerlo fare, perché tante volte anche in questo campo non è che c’è collaborazione tra le diverse realtà che si occupano di queste cose. Uno è sempre tra virgolette paradossalmente geloso del servizio che fa. Esistono però realtà che danno un servizio particolare. Noi stiamo concentrandoci sull’idea del monitoraggio della Rete, ma abbiamo anche una casa di accoglienza per minori, in vent’anni abbiamo orientativamente accompagnato già 1200 vittime di abusi. Per parlare di Internet, non c’è nessuna associazione in Italia che fa questo servizio. Abbiamo un protocollo ufficiale con la Polizia Postale, quindi con il Ministero degli Interni. In tutti questi anni abbiamo segnalato più di 1.500.000 siti pedo-pornografici. Non so se esiste un’associazione che faccia questo lavoro così quotidiano di monitoraggio della Rete. Qualche volta è stato fatto qualche tavolo nazionale, ma poi si riduce tutto a lì, ad un tavolo dove ognuno mette le sue esperienze, però, ad essere onesto, non è che ci sia un grande coordinamento. Anche l’Osservatorio Nazionale contro la Pedofilia e la Pedo-pornografia del Dipartimento per le Pari Opportunità qui in Italia esiste, ma di fatto non esiste un coordinamento. Anche quella fu un’idea nostra che nacque con la Prestigiacomo, con il progetto Ciclope, però poi non c’è mai stato un incontro, una verifica, un confronto. Anni di lotta tra virgolette agli abusi, alla pedofilia, senza di fatto un confronto, un tavolo di confronto tra le associazioni e anche le istituzioni. Non è per lamentarsi ma è così”.

E’ al corrente che l’Associazione Terres des Hommes ha utilizzato l’avatar di una bambina per stanare i c.d. “predatori sessuali”?

“Sì, l’abbiamo letto. Questo esperimento di creare un avatar per favorire la possibilità dell’adescamento contrario, cioè di predatori che adescano la bambina, è una cosa interessante ed importante. Anche lì possibilmente si creano però problemi giuridici, perché io in fondo ho contattato un’identità virtuale. Certo si spererebbe che dietro questa identità ci possa essere la polizia che ha tutte le autorizzazioni giuridiche per poter intervenire sotto copertura ed individuare i soggetti. Gli esperimenti li possiamo fare on line tante volte. Bisogna tener conto che anche un sito pedo-pornografico, in men che meno di 10 giorni, può avere 350.000 contatti. Non è un numero che sto dicendo così. Magari scaricano e visionano materiale vero pedo-pornografico. Credo che questi esperimenti dovrebbero però tentare di aiutare chi ha gli strumenti legislativi e non soltanto quelli, gli stati membri dell’Unione Europea ma anche quanti non vi appartengono, forse per iniziare a pensare ad un coordinamento mondiale per contra la pedofilia e la pedo-pornografia, quindi gli abusi sessuali, perché è un fenomeno molto più vasto di quanto si possa immaginare”.

meter

Con riguardo all’Associazione Meter, quali iniziative avete già messo in campo, e quali intendete lanciare, per cercare di contenere il fenomeno?

“Le nostre intenzioni sono sempre quelle di tutelare l’infanzia e cercare di dare non solo una risposta rappresentativa, ma anche concreta sul territorio. In Italia siamo presenti con più di 15 gruppi territoriali e anche con sedi che vanno da Roma a Padova, da Padova in Sicilia, in Puglia, in Campania. Io credo che il nostro esperimento non è soltanto fatto che ci siamo, ma che ci siamo sul territorio, con persone volontari, anche professionisti motivati, che danno risposte concrete quando qualcuno si rivolge a noi. Il numero verde 800 455270, che è nazionale, fa veramente un po’ la differenza per quanto riguardano le segnalazioni, le informazioni, e anche, perché no?, le denunce che noi raccogliamo e poi inoltriamo alle autorità giudiziarie competenti del territorio. Non è solo quello. In questa fase, infatti, noi stiamo vivendo un problema di difficoltà sostanziale, perché una struttura come la nostra non vive solo di volontariato, ma anche di volontari professionisti che diventano però, tra virgolette, dipendenti dal momento particolare in cui, di volta in volta, devono operare e dei tanti diversi aspetti, spesso delicatissimi, di cui si devono occupare. Non è il problema del volontario che possa fare un’attività ludica, qui stiamo parlando di famiglie di vittime, di segnalazioni, che hanno bisogno di un’interfaccia diversa. Essendo una Onlus, poi, le sedi che abbiamo sono in affitto. La crisi che stiamo vivendo è grande, così come il rischio connesso. Abbiamo già dovuto licenziare alcuni dei nostri dipendenti. Dal punto di vista economico è gravissimo pensare che lo Stato italiano, ma anche la Regione a cui apparteniamo, spesso storni tanti milioni di euro per altre cose, penso al finanziamento ai partiti, dimentichi di realtà sociali che hanno fatto la storia, che aiutano famiglie, bambini, infanzia. Così come è per noi, io credo che sia per tutta l’Italia. A volte si dimentica l’umano a scapito di ben altre cose”.

In base ai dati che Meter raccoglie, potete fornirci qualche numero che fotografi le dimensioni del fenomeno pedofilia e pedo-pornografia in Italia?

“Di fatto non esiste una banca dati nazionale. Si è sempre tentato di poterla fare a livello centrale, ma non ci sono stati accordi tra i vari ministeri. Così è anche il flusso delle informazioni. Faccio solo un esempio. Ci sono 100mila persone turiste che vanno a fare sesso nei paesi dove i bambini sono disponibili. Come quantificarle quando di fatto le indagini sono zero? Egualmente come potremmo dire che ci sono 70mila casi in Italia, quando di fatto non c’è un flusso di informazioni che ci permette di dire con un margine di verità queste cose? I casi che arrivano come denuncia alle varie procure in tutta Italia sono migliaia, questo si può leggere dai vari resoconti giudiziari. Da un’analisi sono migliaia le denunce che pervengono alle procure riguardanti abusi sessuali, parliamo della fascia 0-12. 0-14 anni poi ci sono altri tipi di abusi su minori dai 14 ai 18 anni. Pensando al lavoro che fa Meter, possiamo dichiarare che lo scorso anno abbiamo segnalato più di 50.000 siti pedo-pornografici includendo il deep web. Sono partite diversi operazioni nazionali ed internazionali con centinaia di arresti e migliaia di indagati non soltanto in Italia, questo solo per le nostre segnalazioni. Abbiamo accompagnato circa un centinaio di vittime di abuso in genere, anche sessuale, con il nostro centro di ascolto e di accoglienza. Il fenomeno è molto presente in Italia, non c’è regione che non sia colpita da situazioni di disagio ed abuso, soprattutto abuso sessuale, principalmente legato ai minori, e questo veramente inquieta perché forse bisognerebbe pensare a un ulteriore coordinamento di campagna nazionale, di attività relative alla formazione, all’informazione nelle scuole, all’utilizzo corretto di Internet. Nello scenario il problema c’è, esiste, gravissimo, a volte ancora troppo nascosto, silenzioso, che non emerge. Però riteniamo, riflettendo sui numeri che possediamo, che la situazione sia drammatica e certamente non facile”.

L’Italia è un paese tristemente capo-fila per la pedofilia, o il fenomeno da noi, rispetto ad altri stati, è ancora contenuto?

“L’Italia ha in questi anni, dal 1998 ad oggi, fatto passi da gigante per quanto riguarda le norme. Ha un corredo di leggi che fanno invidia in tutto il mondo. La sensibilità, forse l’impegno anche delle associazioni, ha favorito sicuramente una legislazione contro la pedofilia, definita una nuova forma di schiavitù, che ha dato lustro ed è stata copiata da tanti stati membri dell’Unione Europea e non, per quanto riguarda la propria legislazione. Per quanto riguarda la situazione, io credo che rientri nella normalità. Sappiamo benissimo che i c.d. ‘predatori di bambini’, i pedofili, se parliamo di on line, si allocano negli stati paradiso, così chiamati, dove è possibile poter usufruire e, perché no?, avere i contatti diretti, reali, carnali, con i bambini. L’Italia non è ai primi posti, ma neanche agli ultimi! Si distingue per la presenza, ahimé, di persone che fanno questo tipo di attività, che è un crimine contro i bambini, e un reato gravissimo. C’è più controllo, la magistratura si può coordinare meglio, per fortuna, quando arrivano le segnalazioni, le procure distrettuali che hanno il coordinamento delle indagini possono farne di ottime. Sicuramente l’Italia ha dato una risposta anche se questo non la rende immune dal fenomeno, perché ci sono tanti soggetti. Immaginate che ogni operazione coinvolge centinaia di indagati, decine di persone arrestate, a dimostrazione che il fenomeno è diffuso”.

E’ quindi cambiata la figura giuridica del pedofilo?

“No, la forma giuridica è rimasta la stessa. Si tenga presente che la prima volta che la parola ‘pedofilia’ è entrata in Italia è stato nel 2012 dopo che è stata approvata la Convenzione di Lanzarote che ha inasprito le pene e che ha dato anche un altro strumento, quello che nessuno può più fare ‘apologia di delitto’, cioè dire, pubblicizzare on line che la pedofilia è una cosa normale e bella. In tutti i paesi che hanno ratificato la Convenzione non si possono più fare questo tipo di discorsi. Si tratta di una vittoria epocale cui anche Meter ha contribuito con le sue proposte di legge. Oggi nessuno può creare movimenti pro-pedofilo, giornate di orgoglio pedofilo, fronti di liberazione pedofili. Non è mai successo che una norma condannasse, non è qui un problema di libertà di opinione e di espressione, i soggetti singoli o in gruppo che promuovono positivamente la pedofilia ed istigano ad un comportamento illecito nei confronti dell’infanzia. È una grande conquista giuridica, anche di Meter, parliamo infatti di movimenti che vogliono giustificare e normalizzare uno dei fenomeni più abbietti riguardo gli abusi sessuali sull’infanzia. Al di là di questo, anche le nuove figure di reati sono importanti. Ne è entrato infatti un altro tipo, il grooming, l’adescamento, che prima non c’era nel nostro ordinamento. Nessuno può adescare un minore on line, la pena correlata è più pesante perché prima, appunto, questo reato non esisteva. Anche dare anche maggiore sostegno al lavoro sotto copertura della Polizia Postale italiana è un’altra conquista importantissima, come il non patteggiamento e come l’inasprimento delle pene. Chi si macchia di reati connessi alla pedofilia e alla pedo-pornografia, attraverso un giusto processo, oggi ha veramente pene abbastanza pesanti”.

di Ottavia Eletta Molteni

Linkografia:

http://www.associazionemeter.org/

https://www.facebook.com/donfortunato.noto/about

http://www.poliziadistato.it/articolo/view/10232/

http://www.osservatoriopedofilia.gov.it/dpo/resources/cms/documents/legge_172_del_2012ratifica_di_lanzarote.pdf

http://www.osservatoriopedofilia.gov.it/dpo/resources/cms/documents/1.Consiglio_Europa_convenzione_2007_Abuso_sfruttamento_sessuale.pdf

http://www.114.it/

http://www.governo.it/backoffice/allegati/30261-3433.pdf