Crespi d’Adda: il patrimonio operaio italiano

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“Tutto ebbe inizio quando due capitani d’industria illuminati – Cristoforo Benigno Crespi e il figlio Silvio Benigno – vollero costruire sulle rive dell’Adda un villaggio ideale del lavoro, un piccolo feudo dove il castello del padrone fosse simbolo sia dell’autorità sia della benevolenza, verso gli operai e le loro famiglie.”

Il fiume Adda è il quarto fiume più lungo in Italia che, attraversando le provincie di Sondrio, Como, Lecco, Bergamo, Milano, Monza, Cremona e Lodi, costituisce sicuramente una delle più importanti risorse idriche della Lombardia.  Questa importanza è testimoniata dalla ricchezza dei nuclei abitativi insediatisi nei pressi di questo corso d’acqua, nel corso dei secoli. Tra i tanti non si può non citare Cassano d’Adda, che Manzoni descrive nei Promessi sposi durante la fuga di Renzo verso Bergamo. Imponenti anche le testimonianze di architettura militare a Trezzo d’Adda, dove sorge una fortezza e Pizzighettone con la sua cinta muraria, ancora quasi completamente integra.

All’interno del territorio comunale di Capriate San Gervasio, a poca distanza dal fiume Adda sorge, infine, uno dei più interessanti patrimoni UNESCO del nostro paese, inserito nella lista nel 1995 come dodicesimo sito italiano in ordine cronologico. Si tratta del villaggio operaio fondato da Cristoforo Benigno Crespi nel 1875, quale sede dell’azienda tessile della sua famiglia.

Cristoforo Benigno Crespi.

Cristoforo Benigno Crespi.

Il socialismo utopista in Europa e i villaggi operai

La famiglia Crespi, originaria di Busto Arsizio, non viveva in condizioni particolarmente agiate e la loro azienda era l’unica fonte di profitto.

Verso la fine dell’800, in Europa, si affermarono diverse correnti di pensiero legate al socialismo e in particolare alla creazione di nuovi nuclei, esterni alla città, creati per ospitare esclusivamente i lavoratori delle aziende o delle attività produttive. I principali ideatori di questa corrente culturale, chiamata “socialismo utopista”, furono sostanzialmente due: Fourier e Owen.

Charles Fourier, francese nato a Besançon, concepì il Falansterio, particolare tipologia abitativa per operai che costituì la base di numerose realizzazioni dei movimenti moderni, come l’Unitè d’Habitation di Marsiglia, ad opera di Le Corbusier. La teoria di Fourier per gli insediamenti operai al di fuori della città è strettamente socialista, e suppone che la società non deve basarsi sulla famiglia, ma sulla comunità. I bambini, quindi, devono essere allevati dalla collettività, favorendo in questo modo un aumento della produttività.

Robert Owen,a differenza di Fourier, fu  meno teorico e più pratico. Se le teorie del francese rimasero sulla carta, quelle di Owen, imprenditore gallese, ebbero la fortuna di un riscontro reale in uno dei primi casi di insediamento esclusivamente operaio. Il villaggio in questione è New Lanark, in Scozia, sede di un cotonificio fondato nel 1786 e venduto nel 1800 a Owen. Le modifiche che egli apportò alle politiche del villaggio furono molteplici, e migliorarono nettamente la qualità della vita degli operai e la produttività dell’azienda. L’eco che New Lanark ebbe in tutta Europa, portò Cristoforo Benigno Crespi, nei primi anni 70 dell’800 a visitare la Scozia per studiarne e conoscerne le realtà sociali.

Nel 1877 venne fondato il villaggio, con l’edificazione di tutto ciò che era necessario per una vita dignitosa di ciascun operaio che lavorava nella fabbrica. L’intento principale era infatti quello di tutelare i lavoratori migliorandone la qualità della vita, creando un ambiente a misura d’uomo, che fosse in grado di aumentare il profitto e assicurarsi un futuro, e pensando in prospettiva anche alle esigenze dei futuri figli dei lavoratori.

Composizione urbanistica del villaggio.

 Ultimata la giornata di lavoro, l’operaio deve rientrare con piacere sotto il suo tetto: curi dunque l’imprenditore che egli vi si trovi comodo, tranquillo ed in pace; adoperi ogni mezzo per far germogliare nel cuore di lui l’affezione, l’amore alla casa. Chi ama la propria casa ama anche la famiglia e la patria, e non sarà mai la vittima del vizio e della neghittosità. I più bei momenti della giornata per l’industriale previdente sono quelli in cui vede i robusti bambini dei suoi operai scorrazzare per fioriti giardini, correndo incontro ai padri che tornano contenti dal lavoro; sono quelli in cui vede l’operaio svagarsi ed ornare il campicello o la casa linda e ordinata; sono quelli in cui scopre un idillio o un quadro di domestica felicità; in cui fra l’occhio del padrone e quello del dipendente, scorre un raggio di simpatia, di fratellanza schietta e sincera. Allora svaniscono le preoccupazioni di assurde lotte di classe e il cuore si apre ad ideali sempre più alti di pace e d’amore universale.”  Silvio Crespi “Dei mezzi di prevenire gli infortuni e garantire la vita e la salute degli operai nell’industria del cotone in Italia” (U. Hoepli, Milano 1894).

La creazione di un nucleo indipendente rispetto agli insediamenti circostanti, portava a una centralizzazione delle attività produttive e un adattamento dei ritmi di vita alle esigenze della fabbrica stessa . Il villaggio si configurava quindi come una cittadina in cui il proprietario dell’azienda, il signor Crespi, deteneva il potere assoluto, al quale i dipendenti dovevano ubbidire, unitamente alle loro famiglie (le uniche persone autorizzate ad abitare il villaggio) e alle quali venivano messe a disposizione una casa e tutti i servizi necessari.

In poco tempo l’azienda ebbe profitti altissimi che permisero ai Crespi di comprare le più avanzate e innovative macchine tessili d’Europa.

Tutti gli architetti a cui Cristoforo Benigno Crespi commissionò i progetti per il villaggio, facevano parte delle eccellenze dell’architettura lombarda dell’epoca: i nomi più importanti furono Angelo Cola, Pietro Brunati, Ernesto Pirovano e Gaetano Moretti. Le indicazioni date dall’imprenditore furono quelle di trasmettere attraverso l’architettura il rigore, la geometria e la razionalità, senza tralasciare le componenti funzionali.

03_Simbolo Crespi

Finestrella cieca dello stabilimento, uno dei simboli di Crespi d’Adda. “L’intero villaggio è giocato su un binomio indivisibile di funzionalità ed arte”.

Le residenze per gli operai seguono il modello inglese, allineate rigorosamente ad est dell’edificio principale, in modo da creare tante strade parallele. Un primo blocco di residenze bifamiliari per gli operai si contrappone a un secondo gruppo di ville in stile liberty per i dirigenti.

La rilevanza architettonica dei capannoni industriali è data dal rigore presente nell’utilizzo dei materiali. Il disegno semplice e lineare è dettato da un rapporto tra intonaco chiaro e mattoni rossi, che accentuano le linee rigorose dell’architettura. L’elemento caratterizzante di questi edifici sono le finestrelle cieche, stellate ad otto punte, diventate poi il simbolo dell’opificio.

Dalla scansione rigida di queste residenze si notano tre imponenti edifici: il castello della famiglia Crespi, la chiesa e il mausoleo: “Dalla culla alla tomba”

Accanto alla fabbrica, situata sulla riva del fiume Adda e caratterizzata da un’imponente ciminiera, la famiglia Crespi fece costruire la propria residenza.

In stile eclettico, riprende il modello del castello medioevale, con lo stesso intento di simboleggiare il potere dominante della famiglia.

Il castello della famiglia Crespi.

Il castello della famiglia Crespi.

All’inizio dell’asse principale del villaggio fu, invece, edificata la chiesa, ad opera dell’architetto Pietro Brunati, il quale riprodusse la chiesa di Santa Maria di Piazza di Busto Arsizio, città natale dei Crespi.

La principale volontà della famiglia era quella di tramandare ai posteri l’autonomia del villaggio.

Tra i servizi del villaggio, venne realizzata una scuola elementare, obbligatoria per la formazione dei figli degli operai e luoghi per le attività ricreative dedicate ai bambini.

A completamento della parabola della vita del villaggio, venne costruito anche un cimitero. Quest’ultimo, edificato al termine di un lungo viale di cipressi, era caratterizzato da un grande mausoleo per la famiglia, progettato dall’architetto Gaetano Moretti.

Mausoleo della famiglia Crespi.

Mausoleo della famiglia Crespi.

Nel 1995 l’UNESCO ha riconosciuto il Villaggio Crespi come patrimonio dell’umanità, quale miglior testimonianza dell’attività industriale europea di quel periodo ed eccezionale esempio del fenomeno dei villaggi operai.

Le altre caratteristiche che donano unicità al sito di Crespi d’Adda sono la qualità architettonica degli edifici e la rappresentazione di una cultura che illustra un periodo significativo della storia umana.

di Fabrizio Esposito

 

Linkografia:

http://www.villaggiocrespi.it/

http://it.wikipedia.org/wiki/Crespi_d’Adda