Contro la disinformazione on line

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Alla fine di febbraio 2019, la Commissione Europea ha pubblicato le relazioni presentate da Facebook, Google e Twitter sul loro impegno nella lotta contro la disinformazione. Queste tre piattaforme online sono, infatti, firmatarie del codice di buone pratiche contro la disinformazione e sono state invitate a riferire mensilmente sulle loro azioni in vista delle elezioni del Parlamento europeo del maggio 2019 appena avvenute.

Più specificamente, la Commissione ha chiesto di essere informata sulle inserzioni pubblicitarie, in termini di trasparenza dei messaggi pubblicitari di natura politica, sui profili falsi e sui sistemi di marcatura. I responsabili per il Mercato unico digitale, la Giustizia, i Consumatori, la Parità di Genere, la Sicurezza, l’Economia e la Società Digitale hanno affermato che le piattaforme online, che hanno firmato il codice di buone pratiche, hanno attuato un vaglio efficace delle inserzioni.

Tuttavia la strada per contrastare la disinformazione online è ancora lunga e soprattutto richiede continue e nuove strategie per rispondere alle sempre nuove e molteplici forme che la disinformazione assume. Le piattaforme di Facebook, Google e Twitter non hanno, infatti, fornito dettagli sufficienti che dimostrino che in tutti gli Stati membri dell’UE si stanno attuando i nuovi strumenti contro la disinformazione, in modo tempestivo e con risorse sufficienti. Le relazioni forniscono pochissime informazioni sui risultati effettivi delle misure già adottate.

Inoltre, le piattaforme non sono riuscite a fornire parametri di riferimento specifici che consentano di tracciare e misurare i progressi compiuti nell’area europea.
Principali risultati delle relazioni pervenute dalle tre piattaforme

Facebook

Non ha riferito in merito ai risultati delle attività intraprese a gennaio per quanto riguarda il vaglio delle inserzioni pubblicitarie. In precedenza aveva annunciato che l’archivio UE per gli annunci politici e le inserzioni su determinati temi sarebbe stato disponibile più avanti. La relazione presentata da Facebook fornisce un aggiornamento sui casi di interferenze da parte di paesi terzi in Stati membri dell’UE, ma non riferisce in merito al numero di profili falsi eliminati per attività dolose dirette specificamente verso l’Unione europea.
Google

Ha fornito dati sulle azioni intraprese nel mese di gennaio per migliorare il vaglio delle inserzioni pubblicitarie nell’UE, suddivisi per Stato membro. Tuttavia, i parametri forniti non sono abbastanza specifici e non chiariscono la misura in cui le azioni sono state intraprese per contrastare la disinformazione o per altri motivi (ad esempio la pubblicità ingannevole). Il 29 gennaio Google ha pubblicato nuove normative per gli annunci elettorali e inizierà a pubblicare una relazione sulla trasparenza dei messaggi pubblicitari di natura politica non appena gli inserzionisti inizieranno a pubblicarli. Google non ha fornito prove dell’attuazione concreta delle sue strategie sull’integrità dei servizi per il mese di gennaio.
Twitter

Ha fornito parametri sugli impegni assunti per migliorare il vaglio delle inserzioni pubblicitarie. Per quanto riguarda la trasparenza dei messaggi pubblicitari di natura politica, contrariamente a quanto annunciato nella relazione di attuazione di gennaio, Twitter ha rinviato la decisione fino alla relazione di febbraio. Per quanto riguarda l’integrità dei servizi, Twitter ha aggiunto all’archivio delle potenziali operazioni estere cinque nuove serie di profili, comprendenti numerosi profili in paesi terzi, disponibili al pubblico e consultabili, ma non ha riferito in merito ai parametri per misurare i progressi compiuti.
Prossime tappe
Entro la fine del 2019 la Commissione effettuerà una valutazione globale del periodo iniziale di 12 mesi di applicazione del codice. Qualora i risultati si rivelassero insoddisfacenti, la Commissione potrebbe proporre ulteriori azioni, anche di natura regolamentare.

 

Contesto
Il monitoraggio del codice di buone pratiche rientra nel piano d’azione contro la disinformazione adottato dall’Unione europea lo scorso dicembre per sviluppare le capacità e rafforzare la cooperazione tra gli Stati membri e le istituzioni dell’UE al fine di affrontare in modo proattivo le minacce connesse alla disinformazione.

I firmatari autori delle relazioni si sono impegnati a rispettare il codice di buone pratiche nell’ottobre 2018 in maniera volontaria. Nel gennaio 2019 la Commissione europea ha pubblicato le prime relazioni presentate dai firmatari del codice di buone pratiche contro la disinformazione. Il codice mira a raggiungere gli obiettivi definiti dalla comunicazione della Commissione presentata ad aprile 2018 stabilendo un’ampia gamma di impegni articolati in cinque settori:

  • fermare i profitti derivanti da pubblicità fatta da profili e siti web che alterano l’informazione e fornire agli inserzionisti adeguati strumenti di sicurezza e informazioni in merito ai siti che creano disinformazione;
  • consentire la divulgazione al pubblico dei messaggi pubblicitari di natura politica e impegnarsi a diffondere campagne di sensibilizzazione;
  • disporre di una politica chiara e pubblica sull’identità e sui bot online e adottare misure per l’eliminazione dei profili falsi;
  • offrire informazioni e strumenti per aiutare le persone a prendere decisioni consapevoli e favorire l’accesso a prospettive diverse quando si tratta di argomenti di interesse pubblico, dando rilevanza alle fonti autorevoli;
  • fornire ai ricercatori un accesso ai dati conforme ai principi di riservatezza, affinché possano seguire e comprendere meglio la diffusione e le ripercussioni della disinformazione.

Il codice di buone pratiche va inoltre di pari passo con la raccomandazione compresa nel pacchetto elettorale annunciato dal Presidente Juncker nel suo discorso sullo stato dell’Unione del 2018, volto a garantire che le elezioni del Parlamento europeo si svolgano in modo libero, equo e sicuro.

Le misure comprendono una maggiore trasparenza dei messaggi pubblicitari online di natura politica e la possibilità di imporre sanzioni per l’uso illegale di dati personali finalizzato a influenzare deliberatamente il risultato delle elezioni europee. Gli Stati membri hanno pertanto istituito reti nazionali di cooperazione tra autorità competenti (ad esempio, le autorità responsabili per le questioni elettorali, la cibersicurezza, la protezione dei dati e le autorità di contrasto) e hanno designato un punto di contatto per la partecipazione a una rete di cooperazione in materia elettorale di livello europeo. La prima riunione della suddetta rete si è tenuta il 21 gennaio 2019 e la seconda il 27 febbraio 2019.

Linkografia
https://ec.europa.eu/digital-single-market/en/news/factsheet-action-plan-against-disinformation