Bagnoli futura, società di trasformazione

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I progetti per il parco urbano

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Bagnoli, con tutte le sue contraddizioni ambientali e legate all’inquinamento, costituiva un elemento propulsivo, un elemento di forza per la città di Napoli. Perdere Bagnoli significa tornare ad essere una città subalterna, una città che non ha industria, una città che non ha altra componente – una città, insomma, che non ha la capacità di gestire una struttura produttiva. Tutto questo viene percepito e vissuto come un vero dramma collettivo, psicologico e morale d’abbandono oggettivo e desolante. Da queste premesse nascono i primi progetti, che per prima cosa dovevano essere progetti di risarcimento morale per la città di Napoli: e pertanto, superata una primissima fase in cui alcuni progettisti per l’ILVA provarono a sostituire un po’ di edilizia, si affermò l’idea del WWF, fatta propria dall’amministrazione di allora che era di sinistra: sostituire nell’immaginario dei napoletani la straordinaria, “mitica” e terribile città della produzione dell’acciaio con un parco primigenio, un posto ideale per lo svago e il tempo libero.” (Francesco Cellini)

 

Il concorso Internazionale ha ad oggetto la redazione del progetto preliminare, ex art. 18 del D.P.R. 554/99 e s.m.i., per i lavori di realizzazione del nuovo Parco Urbano di Bagnoli sulla base degli indirizzi contenuti nel Documento Preliminare alla progettazione redatto in conformità alle previsioni di cui all’art. 15, comma 5 del D.P.R. 554/99 e s.m.i

tipologia: procedura aperta

ente banditore: Bagnolifutura S.p.A.

iscrizione: 9 febbraio 2006

esito: 3 luglio 2006

Bagnolifutura S.p.A., società per la trasformazione urbana (STU), nasce nel 2002, dopo un decennio di proposte e progetti successivi alla dismissione dell’Italsider, con l’intento di far rinascere l’area di Bagnoli, portando a termine la bonifica dei suoli contaminati.

Il fulcro della trasformazione urbana previsto da Bagnoli futura si configura nel progetto per il Parco Urbano, che si andrà a collocare in un’area particolarmente vasta di 160 ettari che ha ospitato lo stabilimento siderurgico dell’Italsider.

Il concorso per il parco urbano di Bagnoli risulta essere uno dei più importanti e complessi concorsi mai banditi in Italia riguardanti il tema della riqualificazione industriale.

Un primo concorso internazionale venne bandito nel 2005 a procedura ristretta, nel quale vennero selezionati 10 gruppi, con a capo, Joao Capelastegui, Francesco Cellini, Alberto Ferlenga, Tecnosistema, Uberto Siola, David Chipperfield, Gustafson, 5+1, Corvino+Multari e Zaha Hadid.

La seconda fase di concorso venne sospesa, in quanto l’amministrazione di Bagnolifutura riscontrò un’irregolarità da parte di alcuni gruppi per quanto riguarda il rispetto dell’anonimato.

Il secondo concorso venne bandito nuovamente nel marzo del 2006, ma stavolta a un’unica fase e non più a doppio turno.

Si aprì una polemica dopo poco tempo verso gli studi che avevano partecipato al primo concorso poi annullato, in quanto avevano avuto più tempo per produrre gli elaborati richiesti.

In un articolo pubblicato su Domus, Alessandro Massorente sostiene che la questione della gestione sbagliata da parte dell’amministrazione risiede nell’incoerenza di voler garantire a tutti i costi l’anonimato, creando allo stesso tempo una forte diseguaglianza tra i partecipanti, poi ben evidente nell’esito finale del concorso.

Il risultato prevedeva la premiazione di cinque progetti sui ventitré partecipanti. Oltre al vincitore, Francesco Cellini, altri due progetti dei primi cinque premiati avevano già lavorato per il concorso precedente.

Nell’ordine i primi cinque classificati sono stati Francesco Cellini, poi incaricato a definire il progetto definitivo, Marco Mazzella, David Chipperfield, Antonio Diaz del Bo e Zaha Hadid.

 

Modellare il suolo – Zaha Hadid

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L’idea del progetto guidato dal gruppo Zaha Hadid e Patrick Schumacher riprende l’immagine delle foglie di un tralcio di vite che germogliano da una spina centrale. Da un fascio di percorsi principali si diramano diversi giardini tematici. Il bordo viene quindi trattato un dispositivo architettonico che è in grado di ricucire le diverse maglie che si interrompevano al confine dell’area.

Il parco deve essere un luogo architettonico con un codice formale indipendente, ma non con una geometria imposta in modo arbitrario; questa è infatti generata dalla propagazione delle proprietà morfologiche del terreno e dai tracciati esterni all’interno dell’area e deve avere la capacità di riportare la natura all’area dismessa dello stabilimento Ilva. Il parco è una cerniera nella stretta integrazione che l’area impone tra architettura, urbanistica, paesaggio e natura.

Il primo “germoglio” mette in comunicazione gli edifici archeologico-industriali della zona; dal mare fino alla città della Musica, lungo la diagonale ovest-est, e dalla Darsena fino all’isola di Nisida, lungo quella est-ovest.

Diverse sono le intenzioni che animano la strategia progettuale: quella principale è di ricucire le maglie dell’area di progetto con quelle dell’intorno urbano privilegiando le relazioni con la darsena e il quartiere turistico.

Lungo l’asse che collega gli edifici di archeologia industriale ed il centro conferenze con la città della musica si sviluppa la spina dei percorsi principali.  Quest’idea riprende la concezione del giardino all’italiana, dove sono previsti una successione di parchi tematici e fontane. Oltre a giochi d’acqua possiamo trovare declivi che offrono diverse prospettive e punti di vista sul resto del parco. Per ogni parco tematico (Parco della Musica, Parco del museo della Civiltà e del Lavoro, Parco della Vela) l’ingresso è costituito da grandi propilei.

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In questo progetto viene posta particolare attenzione al tema della sostenibilità: nello specifico vengono adottate delle tecniche che rendono autosufficiente il parco dal punto di vista del consumo, della produzione di energia e di conservazione della risorsa idrica. Il parco diventerà una verde e fertile vallata e diventerà uno dei punti attrattivi della città fornendo benefici sia economici che ambientali alla popolazione limitrofa. Le varie soluzioni tecniche usate per ottenere i risultati preposti, saranno invisibili ai fruitori.

L’idea di grande parco urbano ha sempre rappresentato per le città interessate un’occasione di sviluppo. La posizione unica dell’area unita alle condizioni idrogeologiche possono offrire degli spunti progettuali inediti. Viene previsto un sistema di elementi d’acqua legati fra loro come ruscelli, fossati, cascate e giardini variabili, che animano il parco attraverso il loro legame con le maree. Tutte queste scelte verranno esaltate dall’alterazione della forma del terreno, che verrà trasformato in più punti. In alcune aree si ritornerà anche ad una produzione agricola, ritornando alle attività che erano presenti prima dell’industrializzazione.

L’architetto si è ispirato sia all’organizzazione romana del territorio agricolo che alla raffinata costruzione della “selvaticità coltivata”, caratteristica dei giardini rinascimentali italiani.

I giardini interni sono intensamente disegnati e fortemente articolati e si sovrappongono alla composizione geometrica dei campi coltivati, dove possiamo trovare sia degli agrumeti che piantagioni. Possiamo apprezzare un gradiente che va dalla spontaneità dell’area intorno alla spiaggia, alla regolarità progressiva dell’interno del parco.

Altra caratteristica fondamentale del progetto è l’uso sapiente dell’elemento dell’acqua; vengono proposte infatti diverse soluzioni alternate alle aree verdi: lago-bosco planiziale, lago-canneto, laguna salmastra-pianura a saliceto e pioppeto. Questo mix assicura un’influenza sul microclima dell’area. Vari canali d’acqua si riversano nel grande bacino lagunare di valle. Tutte queste condizioni di progetto rendono il parco come potenziale esempio di cerniera tra uomo e natura.

 

Frammentare il margine – Proap, Aires Mateus

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Diretto da Joao Alberto Ferreira Nunes, il gruppo PROAP, in collaborazione con Insitu e con lo studio Aires Mateus, ha proposto un progetto per il parco urbano di Bagnoli che non si vuole configurare come un’opera finita e immutabile, ma come strategia per l’opportunità di rinascita del luogo e possibilità di speranza per il futuro di Bagnoli.

Il gruppo PROAP è specializzato nella progettazione del paesaggio e pertanto la strategia adottata prende in considerazione tutte le numerose rilevanze naturali che l’area di Bagnoli e di Coroglio ci offre. Vengono prese in considerazione per impostare la strategia cinque grandi blocchi naturali morfologicamente rilevanti ed indipendenti; le unità corrispondono al waterfront, considerato il quarto margine del recinto, alla linea dunale, che corrisponde alla discesa di Coroglio, alla zona umida, al sistema collinare di Posillipo e alla piana interna di Bagnoli.

La messa a sistema di queste grandi placche naturali crea unità all’interno del parco e crea una complessa articolazione delle nuove funzioni. Le unità non sono però messe a sistema con la volontà di ricercare un’unitarietà nella composizione planimetrica. Viene infatti deciso di lavorare sui frammenti, e sulla decomposizione di queste placche naturali.

L’approccio che ha questo progetto in relazione al margine dell’area è particolare, in quanto non legato ad un intervento immediato su di esso. L’operazione che genera tutto il concept di progetto è infatti generata dal movimento del waterfront, che si modella verso l’interno fino a raggiungere il bordo dismesso, attraverso una serie di paradigmi che rievocano i paesaggi naturali: lo scavo, l’incisione, il ritaglio e la frammentazione.

L’artificialità si evince dalla composizione frammentata del waterfront: la vecchia colmata viene configurata come un insieme di ciottoli, ghiaia, erba, pietra e vegetazione, con la presenza di vasche di cemento rettangolari che si innestano sui pontili, ma che rimangono a contatto con l’acqua. Nelle viste di concept tali vasche vengono disegnate come grandi parallelepipedi di colore giallo.La grande colmata in acqua dello stabilimento siderurgico viene trasformata in un blocco planimetricamente quadrato che frammentandosi crea una darsena. Tutta la piana viene attraversata da un grande cretto, che crea delle direttrici principali dal waterfront fino al margine.

Tutta la piana assume un andamento orografico molto mosso, con cambi di quota molto bruschi. A poca distanza dal margine viene creata una linea spezzata, denominata “curva immaginaria dell’arenile”, che ferma la frammentazione verso la città consolidata e crea uno spazio piano che ospita l’ingresso al parco e la riqualificazione di un edificio industriale.

 

Il bordo come soglia – 

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La proposta del gruppo dello studio Corvino+Multari, studio composto da Vincenzo Corvino e Giuseppe Multari, si basa sulla volontà di salvaguardare il luogo che è stato per decenni protetto dal limite, fino alla dismissione della fabbrica. Quest’ultima non esiste più come entità attiva e quindi il recinto necessita di essere dismesso, per dare luogo a un nuovo bordo che deve avere la capacità di attrarre tutta la città di Napoli all’interno del grande “vuoto residuo”. La configurazione di questo nuovo limite è quella di un anello che cinge tutto il parco e che nel suo spessore ospita tutti gli elementi più importanti della memoria industriale. Questo spazio non sarà più un muro invalicabile, bensì uno spazio da vivere, all’interno del quale si svolgeranno tutte le attività e gli eventi del parco.

L’ispirazione per questo progetto, come spiegano nella relazione illustrativa, è stata data allo studio dalle annotazioni di Goethe scritte durante il suo soggiorno napoletano nel 1787. L’illustre poeta tedesco descrive il luogo dei campi flegrei, chiaramente molto differente rispetto a quello che ci è presentato oggi, come un luogo “dove l’uomo si sente continuamente palleggiato tra le vicende della natura e quelle della storia.”  Nonostante le radicali trasformazioni che ha subito la vasta area dei campi Flegrei, c’è una continuità in questo concetto, per cui è ancora attuale il rapporto che c’è nell’area tra storia e natura, nonostante si siano creati tanti paesaggi separati, legati alla varietà di insediamenti realizzati nel corso dei secoli. L’industria è chiaramente il segno più evidente, che è riuscita a sedimentare la storia e tracciare nuovi paesaggi, che oggi il progetto contemporaneo deve continuare a creare.

Dato che il parco urbano sorgerà in un’area vulcanica, ricca di crateri, è stato studiato come i bordi di queste entità naturali abbiano creato la spazialità del territorio, dal golfo di Pozzuoli ai rilievi topografici delle zone più interne. La presenza dell’acciaieria dell’Italsider oggi dismessa viene considerata come un cratere, che dal 1910 è riuscita a strappare un’area alla crescita incontrollata della città.

Il parco, contornato dallo spazio soglia che lo divide dalla città, ma li mette in stretta relazione, conserverà la memoria dell’industria considerata come unica generatrice di questo luogo.

Funzionalmente, il parco deve diventare l’unico elemento su cui bisogna puntare per lo sviluppo di tutta l’area di Bagnoli. Sono le relazioni con i luoghi circostanti, come l’isola di Nisida o la collina di Posillipo, che devono dare la forma al progetto.

Il progetto di Corvino+Multari risulta essere molto flessibile, in quanto c’è la volontà dello studio di far inserire il parco nella dinamica delle trasformazioni che verranno sottoposte a tutta l’area.

L’area di contorno del progetto, chiamata “lotto1”, è una fascia di contorno che calca il vecchio limite dell’area industriale, di larghezza variabile, che modella il terreno in maniera particolarmente morbida, ma che riesce a definire gli spazi del parco.

“Il parco è iniziato e prosegue con la bonifica delle aree e si svilupperà fino a raggiungere una sua forma matura, compiuta, già nella prima fase di realizzazione: il primo lotto prevede infatti la realizzazione dell’anello esterno, luogo delle attività.”

Il progetto è suddiviso in quattro aree di intervento, che possono essere realizzate in momenti diversi o contemporaneamente. La prima è il parco anulare, che mette a sistema tutte le funzioni e le preesistenze del parco. La seconda è il grande bosco centrale, recintato dal parco anulare. La terza è quella relativa al waterfront e alla spiaggia, mentre la quarta è la riqualificazione del lungomare verso nord.

Considerazioni finali

L’area di Bagnoli è stata scelta perché esemplificativa di una serie di condizioni, storiche, paesaggistiche, sociali e politiche e perché grande occasione di creazione di centralità attraverso un processo di riqualificazione industriale, tema molto attuale ed estremamente complesso.

La complessità risiede nel fatto che il progetto di riqualificazione non può essere considerato esclusivamente come un “riempimento del vuoto”, ma deve tenere conto di una serie di aspetti e di rilevanze, quali la continuità con il contesto, il rapporto con il paesaggio e la tutela del patrimonio archeologico industriale.

La progettazione di questi grandi spazi deve partire dal margine che per un periodo determinato di tempo ha occluso tale area alla città. Se la volontà di riqualificazione è quella di creare spazi aperti per la collettività, come grandi parchi urbani o grandi centri polifunzionali, l’urgenza è quella di comprendere il ruolo che il nuovo margine deve avere.

Il margine è il dispositivo spaziale che ci permette oggi di poter intervenire in queste grandi aree che sono state protette dalla incontrollata dispersione urbana.

Per tale motivo, nel progetto contemporaneo oggi deve essere riconvertito, infranto, e demolito, ma contemporaneamente deve essere mantenuta la sua memoria. Lo spunto progettuale più interessante è quello della sua riconversione in spazio soglia, che può essere infranto, che permetta di portare la città all’interno di un nuovo spazio che entri a far parte della memoria collettiva degli abitanti.

In questo processo di infrazione del recinto l’infrastruttura gioca un ruolo primario. Il nuovo sistema infrastrutturale e dei tracciati deve infatti innestarsi alla realtà urbana circostante che si è sviluppata intorno al limite, al fine di creare una continuità con l’urbano e agevolare la riconversione dell’area in spazio di centralità.

Il caso di Bagnoli presenta l’eccezionalità del margine corrispondente con il waterfront, che non può essere sottovalutata come tema progettuale. La continuità del litorale rappresenta un’urgenza dal punto di vista paesaggistico per poter definire precisamente il ruolo che l’area può avere di cerniera tra le realtà della collina di Posillipo e il golfo di Pozzuoli.

In conclusione, il margine delle aree industriali, che si è configurato come un ostacolo per gli anni in cui l’attività è stata produttiva, oggi è il punto di partenza per la loro trasformazione in nuove centralità urbane.

di Fabrizio Esposito

 

Bibliografia

Guya Bertelli, Frammenti: scritti di architettura, Libreria CLUP, Milano, 2001

Sergio Crotti, Verso un’architettura delle connessioni, inLuciano Crespi (a cura di), La stazione, il parco e la città: progetti per l’area di interscambio di Saronno, Alinea, Firenze, 1997

Vittorio Gregotti, “il disegno degli spazi aperti”, in “Casabella” n. 597-598, 1993

Antonio Monestiroli, Il centro altrove: periferie e nuove centralità nelle aree metropolitane, Electa, Milano, 1995

Toribio Sosa, La diffusione della città. Fase successiva: la dismissione industriale, inLuciano Crespi (a cura di), La stazione, il parco e la città: progetti per l’area di interscambio di Saronno, Alinea, Firenze, 1997

Fabrizio Zanni (a cura di), Architettura, progetto, reti, Libreria CLUP, Milano, 2002

A.A.V.V., Rione Venezia e Campi Flegrei, Edizioni Godot, Castellammare di Stabia, 2000

Sergio Brancaccio (a cura di), Bagnoli, una proposta operativa, Arte tipografica, Napoli, 1996

Benedetto Gravagnuolo, Napoli dal Novecento al futuro: Architettura, design e urbanistica, Electa, Napoli, 2008

Giovanni Persico, La città dismessa: spazi consumati e desideri: le aree ex Italsider ed Eternit di Bagnoli, Tullio Pironti Editore, 2002

Sergio Stenti (a cura di), Napoli Guida e dintorni: itinerari di architettura moderna, CLEAN edizioni, Napoli, 2010

 

Per il reperimento del materiale dei progetti per il parco urbano di Bagnoli si ringraziano per la disponibilità:

arch. Antonio Diaz del Bo, arch. Davide Giordano (Zaha Hadid Architects), arch. Marco Mazzella, arch. Michele Natale (Corvino+Multari associati), arch. Rosa Nave, arch. Inaki Zoilo (PROAP)