Categoria | Politica-Economia

Storia delle bolle speculative

Pubblicato il 17 giugno 2015 da redazione

tulipani

Dai tulipani ai mutui sub-prime

La speculazione è insita nell’animo umano, così come il desiderio di ottenere sempre di più di quello che si ha, non accontentandosi mai.  Ne hanno subito e ne subiscono le conseguenze sia le persone comuni sia i grandi della Storia (da Alessandro Magno a Napoleone e a tanti altri).
Un atto speculativo è per sua stessa natura rischioso e quando questo rischio da potenziale diventa manifesto, si traduce nello scoppio delle cosiddette “bolle speculative”, con conseguenze più o meno catastrofiche.
Mentre le perdite del gioco d’azzardo possono “solo” mandare sul lastrico una famiglia, cosa succede quando la bolla speculativa coinvolge interi mercati finanziari?
Cosa succede quando i giocatori d’azzardo chiamati investitori finanziari perdono contro il grande banco dei mercati azionari e delle leggi dell’economia?
Succede che le date nelle quali queste bolle speculative sono scoppiate siano cerchiate in rosso nella storia economica umana, coinvolgendo (e sconvolgendo) intere generazioni.
Nonostante infatti il termine speculazione si possa ragionevolmente usare in molti ambiti, negli ultimi decenni è stato usato soprattutto per individuare comportamenti rischiosi in ambito economico-finanziario. Quando il mercato è destinato a salire, gli operatori comprano tale bene portando ad un effettivo aumento del prezzo del bene (ipotesi autorealizzanti). Quando gli acquirenti del bene sono numerosi perché ci si aspetta una crescita esponenziale, il prezzo del bene cresce a dismisura arrivando a toccare livelli inimmaginabili fino a poco tempo prima. Quando però il mercato si aspetta che il prezzo del bene non può crescere più di così, si aspetta per converso che scenda. Questo porta gli operatori a vendere il bene, producendo un effetto valanga sempre più grande così che un bene che prima aveva un certo valore si trova in pochissimo tempo ad essere di valore scarso o addirittura nullo.
Ovviamente questa è una situazione limite che si verifica solo in presenza di forti distorsioni del mercato. I mercati finanziari, per la loro natura immateriale e la velocità di trasferimento dei dati, accentuano e velocizzano il rischio di bolle speculative sempre più repentine e di maggiore portata. La prima bolla speculativa della storia, però, non è avvenuta al NYSE (New York Stock Exchange) o a causa di qualche complesso strumento finanziario, bensì in una piccola, ma allora potente nazione europea e a causa di un bene colorato e profumato: il tulipano.
Capita infatti che un bene apparentemente innocuo possa entrare nell’immaginario collettivo di un continente per secoli, a ricordo di un periodo di tracollo economico e di perdite di fortune accumulate per molte generazioni.

 

La bolla speculativa dei tulipani

Figura 1

 

La prima bolla speculativa si verificò in Olanda nella metà del XVII secolo.
Il tulipano, importato inizialmente dalla Turchia, divenne nella società olandese uno status symbol, spingendo i nobili all’acquisto in maniera sempre più massiccia di questo bene nelle sue forme e colori sempre più rari e particolari. In quel periodo, connesso al mercato dei tulipani, fu inventato il primo future della storia, ossia promesse di pagamento su un tulipano del quale non era stato ancora piantato il bulbo.
Questa pratica venne dichiarata illegale nel 1610, ma la legislazione non poté impedire il proliferare di questo tipo di vendite che tra gli stessi commercianti dell’epoca veniva definito un “windhandel”, ossia un commercio del vento.
Agli inizi del 1637 ad Haarlem i compratori iniziarono a scarseggiare, convinti che il prezzo dei tulipani non poteva crescere ulteriormente, rispetto all’enorme crescita degli anni precedenti.

I negozianti allora abbassarono il prezzo ma questo spinse i proprietari di tulipani a vendere anch’essi in massa, per la paura che un ulteriore ribasso dei prezzi depauperasse il loro investimento.

Si creò quindi un vero e proprio panico nel mercato dei tulipani, che fece precipitare il prezzo del bene a distanza di una settimana. Alcuni commercianti avevano obbligazioni stipulate un paio di giorni prima che li costringevano a comprare tulipani a un prezzo dieci volte superiore rispetto a quello di mercato. Sebbene questa prima bolla speculativa ebbe conseguenze solo per l’economia olandese e portò sul lastrico in poco tempo un centinaio di nobili e dignitari, come purtroppo ben sappiamo non fu l’ultima ne la più dirompente.
Nel secolo successivo scoppiò infatti la bocca della South Sea Company, società che aveva rilevato il debito pubblico inglese ed emesso azioni ad un tasso di interesse però sempre più crescente, portando gli investitori dapprima ad un interesse sempre maggiore, poi ad un collasso della rendita delle azioni con ingenti perdite di cui fu vittima anche Newton.

 

La bolla del 1929.

figura 2

 

La più importante bolla speculativa, però, avvenne in America nel 1929, eguagliata forse dalle disastrose conseguenze del crollo del mercato immobiliare del 2008.
Come ogni bolla speculativa, anche questa di verificò a seguito di un forsennato aumento dei prezzi, in questo caso riguardanti il mercato azionario e i beni durevoli.
Anche in quel periodo il mercato bancario e quello reale erano strettamente collegati. La drastica riduzione dei titoli di borsa portò a perdite di denaro degli investitori che si recarono in banca in massa per ritirare moneta contante (corsa agli sportelli). Le banche da parte loro non avevano la possibilità di ridare i soldi alla massa di persone che li richiedeva. Si scatenò così il panico generale e molte banche ed esercizi commerciali fallirono.
Solo il New Deal e, secondo alcuni (il premio Nobel per l’economia Peter North “Una nuova economia di guerra”, Il Sole 24 Ore, 10 Ottobre 2002) la Seconda Guerra Mondiale, portarono l’America fuori dalla grave crisi economica che, per la prima volta nella storia umana, ebbe ripercussioni mondiali grazie (o a causa) delle strette relazioni economiche tra i diversi continenti, che iniziarono a verificarsi per la prima volta all’inizio del secolo scorso.

 

La bolla tecnologica.

Pensate che la corsa all’acquisto ai nuovi gadget tecnologici sia una cosa (malattia) recente?
Allora o avete la memoria corta, oppure verso la fine del secolo eravate un po’ distratti.
Dal 1997 e per tutto il biennio ‘98-’99, infatti, le quotazioni di molte società tecnologiche (le cosiddette Dot-com) crebbero a dismisura. Il mercato era convinto che i prezzi di queste azioni sarebbero ancora cresciuti in futuro ed in previsione di utili futuri, che però non erano ancora stati erogati. Le società tecnologiche, allora come oggi, per sopravvivere dovevano espandersi notevolmente e in un breve periodo di tempo. Ciò però portava gli investitori a scommettere e quindi investire su queste società senza che avessero un corrispettivo immediato in termini di utili, dato che venivano tutti reinvestiti per lo sviluppo societario. Società come Google o Yahoo, per esempio, non distribuirono utili agli azionisti per alcuni anni dalla loro fondazione.
Una bolla speculativa  che certamente tutti conoscono e ricordano è quella dovuta alla crisi immobiliare del 2008, iniziata in America a causa dei mutui sub-prime.
In questo caso i principali fautori della crisi furono soprattutto le banche, che prestarono ingenti quantità di denaro a creditori molto rischiosi, anche con pochissima o nessuna possibilità di saldare il mutuo aperto sulla casa.
Quando scoppiò, la bolla si propagò ben presto dai debitori che non potevano pagare alle grandi banche d’affari che persero nel 2009, secondo il FMI, la bellezza di 4.100 miliardi USD.
Nel 2008 istituzioni bancarie centenarie fallirono come ad esempio la Washington Mutual Bank, fondata nel 1889, e la Lehman Brothers, fondata nel 1850.
La crisi dall’America si propagò in un batter d’occhio ai mercati europei.
Ogni nazione del mondo, ad eccezione di India e Cina, che comunque registrarono una decrescita economica, fu duramente colpita dalla recessione. A distanza di sette anni, gli effetti della crisi economica dovuta allo scoppio della bolla dei mutui sub-prime si fanno sentire nelle nazioni europee più deboli economicamente e con rapporti deficit/PIL molto alti (i cosiddetti PIGS: Portogallo, Spagna, Grecia e Italia).
Ovviamente le bolle speculative sopra elencate non coprono tutta la storiografia su questo argomento, ma sono bensì una piccola lista di quelle più significative.

 

Le grandi bolle speculative della storia

figura 3

Mississippi Company (1720)
Bolla della ferrovia (1840)
Encilhamento (1886)
Bolla edile in Florida (1926)
Poseidon (1970)
Bolla dei prezzi giapponesi (1980)
Crisi finanziaria asiatica (1997)
Bolla dell’uranio (2007)

Le piccole distorsioni del mercato generalmente si autocorreggono da sole, nel senso che domanda e offerta collaborano come forze opposte nel mantenimento di prezzi consoni alle richieste o meno del mercato.  In caso di gravi distorsioni del mercato gli organismi regolatori dovrebbero intervenire per sanare queste situazioni che altrimenti avrebbero e hanno avuto effetti disastrosi. Viene da chiedersi dunque come siano stati possibili, nel corso della storia, avvenimenti così disastrosi nell’economia finanziaria e reale mondiale.
Tale domanda, ai giorni nostri, si fa ancora più forte e indignata, quando strumenti finanziari complessi e le strette relazioni globali richiedono la massima attenzione da parte delle Banche Centrali, del FMI e delle numerose società di valutazione del credito (come ad esempio Fitch e Moody’s).
Sebbene gli organismi regolatori non manchino, bisogna considerare, però, come l’economia liberista unita a conflitti di interesse, porti comunque e inevitabilmente al crearsi di situazioni molto lucrative per alcuni e molto rischiose per altri.
Nonostante gli effetti dell’ultima grande bolla speculativa siano ancora nefasti per l’economia mondiale e soprattutto europea, il grande Mercato globale sembra già aver piantato i semi per la prossima. Fino ad un paio di anni fa sembrava che gli investimenti sulla green economy avrebbero portato allo scoppio di un’altra bolla, cosa che fortunatamente non si è ancora verificata.
Le vie del mercato però sono infinite e, forse, si prospetta un’altra bolla delle società tecnologiche. E’ infatti quasi impossibile stabilire il valore di società come Facebook, Twitter o Instagram e le piccole start-up non quotate sono valutate in media venticinque volte di più delle loro vendite.
Si tratterebbe di una bolla speculativa che andrebbe ad inficiare i finanziamenti di queste società e, a meno che voi siate un azionista di Facebook, vi dovete solo preoccupare di rimpiazzare il vostro account premium di Spotify… si spera!

In conclusione, se da una parte è impossibile stabilire in anticipo quando e come scoppierà una bolla speculativa, dall’altra si ha la certezza quasi matematica che tali bolle eventualmente scoppieranno. Ci saranno quindi sempre bolle speculative dato che è nell’animo umano voler ottenere sempre di più, a costo di mandare la propria famiglia sul lastrico, o di mettere in ginocchio intere economie.

di Federico Zanoli

 

Linkografia:

http://www.repubblica.it/economia/finanza/2015/06/10/news/spotify_vola_a_8_miliardi_di_valutazione_il_tech_e_in_bolla_di_finanziamenti-116522712/?rss

http://www.collegiocavalieri.it/risorse/pg08_3/06poles2008_3.pdf
http://www.traderpedia.it/wiki/index.php/Le_bolle_speculative

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